rotate-mobile
Gallipoli Gallipoli

Nucleare, no grazie. A Gallipoli mozione in Consiglio

Su iniziativa delle forze del centrosinistra presidi democratici in piazza contro la scelta energetica del nucleare e contro il decreto sicurezza. In Comune la richiesta di territorio denuclearizzato

GALLIPOLI - Molti Comuni lo hanno già ratificato: leggi Taurisano e dintorni. Molti territori sono da tempo mobilitati: leggi Nardò e dintorni. Molte forze politiche sollecitano una forte presa di posizione ufficiale del nuovo governo provinciale retto da Antonio Gabellone: leggi la mozione presentata in queste ore dai consiglieri di Io Sud in Consiglio provinciale. E di mozione in mozione, anche in terra gallipolina è ormai depositata da due settimane la richiesta urgente, da approvare in Consiglio comunale, per la dichiarazione di "territorio comunale denuclearizzato" su iniziativa delle forze politiche del centrosinistra cittadino. Il concetto basilare che parte dalle profonde radici salentine è più che lapalissiano: nucleare e scorie radioattive disseminate sul territorio nazionale? No grazie! Ne faremmo volentieri a meno. Ma per fare ciò, come precisano dal circolo gallipolino di "Sinistra e Libertà" ci vorrebbe essenzialmente "una seria politica nazionale e locale che escluda il nucleare, promuova l'innovazione, renda più efficiente e sostenibile il modo con cui produciamo l'elettricità e il calore, con cui si muovono persone e merci, con cui consumiamo energia negli edifici e produciamo beni. Solo così riusciremo a rispettare le scadenze internazionali per la lotta ai cambiamenti climatici, a partire da quella europea del 2020".
E così le forze politiche del centrosinistra di Gallipoli hanno avviato da tempo la loro campagna "d'informazione" contro la scelta energetica del nucleare e anche contro il cosiddetto decreto-sicurezza con dei presidi democratici in piazza Tellini. Contestualmente si è promossa la discussione nell'assise comunale con la presentazione di una mozione urgente con la quale si impegna il Consiglio comunale ionico a ratificare la propria indisponibilità della comunità rappresentata ad ospitare impianti nucleari sul territorio del Comune di Gallipoli. Ad escludere su tutto il territorio comunale la possibilità di individuare siti di stoccaggio per i rifiuti radioattivi, derivanti anche dal decommissioning delle centrali dismesse dopo il referendum del 1987. Ad impegnare il sindaco ed il presidente del Consiglio a riportare in tutte le sedi istituzionali l'orientamento del Consiglio comunale di Gallipoli. A sollecitare i rappresentanti politici locali ed i parlamentari salentini ad adoperarsi in Parlamento e nelle Assemblee istituzionali affinché il territorio della Puglia, per le motivazioni sopra riportate, sia escluso da qualsiasi ipotesi di localizzazione di impianti nucleari. Ad impegnare, infine, la propria presidenza ad inviare il presente ordine del giorno ai Presidenti di tutti i Consigli dei Comuni della provincia di Lecce, invitandoli ad adottare analoghe prese di posizione, al fine di riaffermare l'autonomia degli enti locali nel rispetto delle modifiche del titolo V° della Costituzione. Anche Gallipoli, quindi, pronta a dare battaglia contro il nucleare e ad indossare il titolo di "territorio comunale denuclearizzato".

"L'eventuale costruzione di centrali nucleari, siti di stoccaggio di rifiuti o il semplice transito di materiali nucleari sul territorio salentino e pugliese in generale" puntualizzano nel testo della mozione i consiglieri proponenti del centrosinistra, "rappresenterebbero un grave colpo alle attività economiche ed in particolare all' attrattività turistica delle nostre terre ed alla commerciabilità dei prodotti tipici della zona. In più sulla sicurezza degli impianti ancora oggi, a 22 anni dal terribile incidente di Chernobyl, non esistono garanzie necessarie per l'eliminazione del rischio di incidente nucleare e conseguente contaminazione radioattiva, come dimostra la lunga serie di incidenti avvenuti in Francia nell'estate del 2008. Rimangono anche tutti i problemi legati alla contaminazione "ordinaria" delle centrali nucleari in seguito al rilascio di piccole dosi di radioattività durante il normale funzionamento dell'impianto, a cui sono esposti i lavoratori e la popolazione che vive nei pressi. Non esistono poi ad oggi soluzioni concrete al problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi derivanti dall'attività delle centrali o dal loro decomissioning. Le circa 250mila tonnellate di rifiuti altamente radioattivi prodotte fino ad oggi nel mondo sono tutte in attesa di essere conferite in siti di smaltimento definitivo, stoccati in depositi "temporanei" o lasciati negli stessi impianti dove sono stati generati. Lo stesso vale ovviamente anche per il nostro Paese che conta, secondo l'inventario curato da Apat, circa 25mila m3 di rifiuti, 250 tonnellate di combustibile irraggiato, pari al 99% della radioattività presente nel nostro Paese, a cui vanno sommati i circa 1.500 m3 di rifiuti prodotti annualmente da ricerca, medicina e industria e i circa 80-90 mila m3 di rifiuti che deriveranno dallo smantellamento delle quattro ex centrali e degli impianti del ciclo del combustibile".

Come noto il Governo nazionale ha deciso per un ritorno del nucleare nel Bel Paese, con un obiettivo dichiarato di produrre il 25% dell'energia elettrica dall'atomo. E per arrivare a questo obiettivo l'Italia dovrebbe localizzare e costruire otto reattori come quello attualmente in costruzione in Finlandia (il più grande al mondo). La Puglia e il Salento, tra i territori di Mola di Bari, Brindisi e Boncore di Nardò, potrebbero essere individuate tra le zone destinate ad "ospitare", se non direttamente le centrali, almeno i siti di stoccaggio delle scorie radioattive. Ed il fronte del No, come si evince chiaramente, è già agguerrito…

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Nucleare, no grazie. A Gallipoli mozione in Consiglio

LeccePrima è in caricamento