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Sabato, 20 Aprile 2024
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Nessun risarcimento alla Gesenu, anche la Cassazione “assolve” il Comune

Respinta definitivamente la richiesta di danni pari a 3 milioni e mezzo avanzata dalla ex società del servizio d’igiene urbana

GALLIPOLI – Pericolo definitivamente scampato per l’integrità delle casse comunali e nessun risarcimento è dovuto da parte del Comune di Gallipoli nei confronti della ex ditta affidataria del servizio di raccolta dei rifiuti operante alla fine degli anni novanta. Si conclude con una nuova sentenza a favore dell’ente ionico il lungo contenzioso avviato dalla società Gesenu Spa (Gestione servizi nettezza urbana) di Perugia che aveva chiesto un risarcimento milionario al Comune per aver risolto anticipatamente, nel 2001, il contratto di affidamento del servizio di igiene urbana. Dopo la Corte d’appello di Perugia che circa due anni addietro aveva già respinto la richiesta della società umbra di ottenere un risarcimento di 3 milioni e mezzo di euro, accogliendo di contro le argomentazioni difensive dell’amministrazione di Palazzo Balsamo assistita in giudizio dagli avvocati Pietro Quinto e Luigi Quinto, ora anche i giudici della Suprema Corte hanno scongiurato qualsiasi condanna risarcitoria per il Comune di Gallipoli. L’ultimo atto della vicenda si è svolto proprio dinnanzi alla Corte di Cassazione che con sentenza pubblicata nei giorni scorsi ha respinto definitivamente la richiesta della società di ottenere un risarcimento milionario.   

La vicenda ha origine dal 1997, anno in cui il Comune di Gallipoli scelse la strada della trattativa privata per affidare il servizio di raccolta rifiuti nell’ambito di un gruppo ristretto di imprese. La trattativa privata si concluse con l’affidamento alla società perugina della Gesenu, operante nell’ambito dei servizi ambientali. Un affidamento che aprì un primo fronte di contenzioso amministrativo e fu messo in discussione davanti ai giudici di Tar e Consiglio di Stato da altra ditta (la De Vizia Transfer spa) che non era stata invitata alla gara e che rivendicava invece il suo diritto a concorrere. Mentre la ditta perugina per alcuni anni ha svolto di fatto il servizio di igiene ambientale il contenzioso amministrativo è andato avanti e l’esito ha portato al richiamo nei confronti del Comune  all’obbligo di indire una gara pubblica per l’affidamento del servizio. A quel punto il Comune di Gallipoli ha deciso di revocare il contratto stipulato con la Gesenu, risultata vincitrice della trattativa privata, al fine di riorganizzare il servizio e renderlo più funzionale all’esigenza della collettività, dando esecutività anche ai richiami delle sentenze dei giudici amministrativi. Decisione che ha provocato la reazione della società perugina che lamentava di non aver potuto ammortizzare nel tempo gli investimenti effettuati per garantire il servizio nella città ionica dal 1999 al 2001.  Da qui l’avvio di un nuovo contenzioso e la richiesta di risarcimento danni.

Ma il tribunale di Perugia prima e la Corte d’Appello successivamente, nel corso degli anni, hanno rigettato la domanda risarcitoria, rilevando che “la società non solo non era stata danneggiata dalla decisione del Comune di revocare la gara, ma, anzi, aveva beneficiato del precedente comportamento assunto dall’amministrazione di affidare comunque a trattativa privata il servizio di raccolta”. Ora in ultima battuta, a seguito dell’impugnazione della sentenza di secondo grado da parte della Gesenu, si è espressa anche la Corte di Cassazione che, in accoglimento delle argomentazioni difensive dei legali del Comune, ha rigettato definitivamente la domanda di risarcimento e condannando la società ricorrente al pagamento di 13 mila euro di spese giudiziali in favore dell’amministrazione di Gallipoli.

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