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Operazione “Baia Verde” e questione morale. “Il sindaco ha taciuto a lungo”

Dalla civica Gallipoli 2012, dopo la lettura dell'ordinanza del blitz, arrivano pesanti accuse contro l'operato e le "confidenze" del primo cittadino Errico su parcheggi e affari nella movida: "Incontri in bar e discoteche e non in Consiglio"

GALLIPOLI - L’operazione “Baia Verde” estrapolata oltre i suoi aspetti specifici di natura giudiziaria e processuali che faranno il loro corso. Ma da una lettura attenta e dettagliata dell’ordinanza sulle misure cautelari emessa dal tribunale di Lecce, l’associazione politico culturale di Gallipoli 2012, legata all’ex candidato sindaco Aldo Petrucci e all’attuale consigliere di opposizione Luigi Suez, pongono l’attenzione sui riferimenti specifici che denotano un rilievo sociale e politico della vicenda. Una “questione morale” sulla quale la civica di Gallipoli 2012 non intende transigere. E invita alla riflessione. E alla presa d’atto politica e di responsabilità nei confronti della città.     

Il primo di questi dati a cui fa riferimento la nota di Gallipoli 2012 è costituito dal fatto che “l’attuale maggioranza avrebbe beneficiato nella scorsa competizione elettorale del sostegno di un gruppo sociale, che la Procura della Repubblica ed il Tribunale di Lecce hanno qualificato ‘di stampo mafioso’ (vedi ordinanza del Gip a f. 150). Infatti alcuni protagonisti di tale gruppo erano convinti ‘che il sindaco potesse in qualche modo favorire l’assegnazione dei parcheggi per rapporti di amicizia che li legava, ma anche perché ritenevano di aver favorito con i loro voti la sua elezione”.

Il secondo dato evidenziato da Gallipoli 2012 è costituito dall’atteggiamento intimidatorio che qualche personaggio avrebbe esibito parlando con il sindaco ionico. “Nell’ordinanza del gip vi è un capitolo intitolato proprio ‘Le intimidazioni nei confronti del sindaco di Gallipoli” scrivono ancora nella nota a firma del gruppo di opposizione, “e queste ‘intimidazioni’ sono avvenute nei mesi di maggio, giugno e luglio 2013, ma il sindaco, che rappresenta la più alta istituzione sul territorio, ha dimenticato che era suo dovere portarsi subito presso un ufficio di polizia e riferirne, perché le intimidazioni non erano un suo affare privato, ma coinvolgevano il suo ruolo pubblico. Egli ha taciuto per più mesi. Certamente non poteva tacere quando è stato esaminato dai carabinieri il 19 novembre del 2013”. 

Nella ricostruzione attinta dagli atti Gallipoli 2012 evidenzia anche il particolare in base al quale  “il sindaco si sarebbe preoccupato di far sapere a Roberto Parlangeli  che era stato pubblicato il bando per l’assegnazione dei parcheggi. Egli avrebbe poi incontrato Parlangeli in una discoteca dandogli ‘rassicurazioni sulla risoluzione della problematica parcheggi. Infine” riferiscono sempre dalla civica, “vi fu un incontro presso un bar di Gallipoli tra il sindaco, il consigliere comunale Mariello, ed altri, nel corso del quale il sindaco consigliò di costituire altre società per sostituire ‘Lu rusciu te lu mare’, ‘Bussiness Service’ e ‘Feronia’, perché dalla Prefettura stavano giungendo informalmente segnalazioni negative a carico dei soci”.

Da qui la ridda di interrogativi posti dal gruppo di opposizione che si chiede “se non hanno alcun rilievo politico queste confidenze fatte dal sindaco e questi suoi suggerimenti per aggirare i divieti che erano in arrivo? Il rispetto del ruolo istituzionale svolto non doveva impedire al sindaco di parlare di tali vicende in una discoteca ed in un bar, ma solo nella sede comunale?”. Da qui poi la certezza conclusiva espressa da Gallipoli 2012 secondo cui “la cooperativa ‘Lu rusciu te lu mare’ ebbe dal Comune le autorizzazioni, che furono revocate solo dopo le misure interdittive della Prefettura. E ciò dimostra” chiosano dalla civica, “che il rispetto della legalità in questo caso è stato imposto dalla procura della Repubblica e dalla prefettura, perché da Palazzo Balsamo giungevano note stonate”. 

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