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Un po' di "Pepe" sulle vicende politiche di Gallipoli

Il segretario provinciale dell'Udeur interviene a sostegno del referente locale Andrisani per la vicenda pulmino "pignorato" e sui nuovi incarichi agli ex assessori. "Barba mortifica la città"

Le ventilate decisioni del sindaco Vincenzo Barba di mettere mano alla pianta organica del Comune e impiantare il suo nuovo staff tecnico con le nomine di alcuni dei vecchi assessori recentemente "sacrificati" dal rimpasto di Giunta, fanno discutere. E mentre soffiano già venti di nuova crisi su Palazzo Balsamo, con i dissidenti della maggioranza in assetto di guerra contro le nuove decisioni del primo cittadino, anche i partiti dell'opposizione attaccano a testa bassa. Dopo le aspre prese di posizione di Ds e Margherita a livello locale, ora è la segreteria provinciale dell'Udeur ad intervenire sulla questione del giorno. L'occasione è ghiotta per il segretario provinciale del Campanile, Gino Pepe, per togliersi qualche sassolino dalle scarpe anche in merito alla vicenda dei giorni scorsi che ha visto contrapposto il sindaco Barba e il preside dell'Istituto Nautico, Salvatore Andrisani.

Quest'ultimo infatti ricopre la doppia veste di massimo dirigente dell'istituto "Vespucci" e consigliere nazionale e portavoce del partito dell'Udeur, nonché di segretario cittadino in quel di Gallipoli. La vicenda a cui si fa riferimento è quella del fermo amministrativo del pulmino della scuola da parte della Sobarit (per contro del Comune di Gallipoli) per il contenzioso sul pagamento della tassa sulla spazzatura. In attesa di una schiarita su quella questione, il segretario dell'Udeur esprime "piena solidarietà al proprio dirigente e profondo sconcerto di fronte alle notizie susseguitesi sulla stampa, che rivelano lo stato di degrado dell'amministrazione comunale di Gallipoli ormai da un anno alle prese con le bizze di un sindaco che, contraddicendo i suoi stessi dirigenti, invece di cercare di risolvere i problemi della città - e si dubita che ci riuscirebbe anche se lo volesse - che sono tanti e tali da provocare serie preoccupazioni in tutte le categorie sociali, è costantemente impegnato in un braccio di ferro con la propria maggioranza e con chiunque azzardi una critica alla sua azione politica e amministrativa".

Non è certo tenero Gino Pepe nei confronti del sindaco Barba. Ecco come affonda il colpo in un altro stralcio del suo intervento: "La conduzione privatistica del sindaco Barba turba le coscienze in genere ma in particolare quelle di coloro, impegnati in politica, che hanno una visione limpida e cristallina della cosa pubblica. Ciò che colpisce maggiormente è la sfrontatezza delle azioni e delle proposte in atto in spregio a tutte le opinioni altrui e la megalomania che accompagna le sue esternazioni pubbliche. Egli si è definito Re Mida perché trasformerebbe in oro tutto ciò che tocca, ma evidentemente la cosa è vera forse solo per i suoi interessi privati. Nell'Amministrazione pubblica il suo tocco è al vetriolo e sta diventando disastroso per Gallipoli". E poi giù la lunga elencazione delle "colpe" attribuibili al primo cittadino.

Dice ancora Pepe: "il sindaco ha già provocato la perdita della pubblicità positiva relativa al premio Barocco, perdita gravissima, per la cittadina jonica, che sul mercato potrebbe valere qualche milione di euro l'anno e solo per questo fatto avrebbe meritato la sfiducia di tutto il Consiglio Comunale, poi ha disastrato, con le brillanti idee del suo assessore, il Carnevale di Gallipoli ed infine recentemente perde milioni di euro per mancata presentazione di progetti per il risanamento delle periferie urbane e l'elenco potrebbe continuare mentre di contro non c'è alcuna progettualità concreta in atto".

Infine il riferimento inevitabile al reintegro "tecnico" degli assessori defenestrati in Comune: "Le proposte attuali, e cioè l'assunzione per la modica spesa per il Comune di ben 250 mila euro, nello staff dirigenziale dell'Ente, degli ex assessori esautorati per volontà quasi unanime del Consiglio Comunale, sono la prova concreta della malafede con la quale il senatore Barba ha estorto il consenso dei cinque consiglieri dissidenti della maggioranza per risolvere la crisi di quel Comune: ha fatto credere di aderire alla loro proposta di allontanare la giunta in carica per ottenere l'approvazione di un bilancio giudicato pessimo, e non emendato, per poi far rientrare nel circuito della gestione del potere i suoi amici più fidati marginalizzando e prendendo in giro nelle intenzioni e nei fatti il ruolo del Consiglio Comunale e dei partiti politici".

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