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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Potenza-Gallipoli, un terzo tempo per fare la pace

Terzo tempo per fare la pace dopo il putiferio della passata stagione. La proposta della dirigenza lucana trova concorde il patron Barba. "Ma noi abbiamo già dimenticato la questione".

Terzo tempo per fare la pace dopo il putiferio della passata stagione: tafferugli tra i calciatori negli spogliatoi, vetri del pullman dei calciatori del Gallipoli infranti da una sassaiola, tifoserie sul piede di guerra. Accadeva in quel di Lucania. Ora la dirigenza del Potenza tenta di fare pace, e propone la possibilità di effettuare il terzo tempo al termine dell'incontro di domenica prossima. "Siamo assolutamente d'accordo con la decisione assunta dagli organi dirigenziali del Potenza Calcio, poiché da sempre siamo convinti che tutti gli atteggiamenti che vanno nella direzione della distensione dei rapporti sul rettangolo verde di gioco e sulle tribune siano non solo un grande segno di civiltà sportiva, ma siano anche la condicio sine qua non per rendere lo sport del calcio un grande progetto di carattere sociale". Questo il commento del presidente Vincenzo Barba dopo aver appreso la notizia.

"Non a caso fu proprio il sottoscritto, l'anno scorso - precisa - , all'indomani della bellissima iniziativa con cui la Fiorentina degli amici Della Valle salutò al termine dei 90 minuti la compagine di patron Massimo Moratti, un'iniziativa poi subito ripresa sui campi della serie A e della serie B dalla Lega Calcio, che propose di estendere tale bel gesto anche sui campi dell'attuale Prima Divisione, andando io stesso, in occasione del derby con il Taranto, al fine di stemperare gli animi prima dell'acceso incontro con i cugini, a salutare uno ad uno gli atleti rossoblu".

"Vogliamo anche aggiungere, rivolgendoci agli amici di Potenza, che se il terzo tempo da loro ideato è finalizzato esclusivamente a cancellare gli spiacevoli ricordi dello scorso anno, siamo qui da subito ad assicurare che il Gallipoli ha messo nel dimenticatoio ogni evento accaduto nel recente passato - sottolinea il patron del club giallorosso -, in ossequio a quel principio del vero sport che ci appartiene, e che abbiamo imposto ai nostri tesserati, in base al quale le negatività interne o esterne al rettangolo verde si esauriscono al triplice fischio finale dell'arbitro, al fine di evitare che gli atleti o i dirigenti portino in serbo vetusti rancori che non possono appartenere ad un gioco meraviglioso come quello del calcio".

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