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Gallipoli: in una chiesa gremita l'addio a Padovano

Si sono celebrati questo pomeriggio i funerali di Salvatore Padovano. Il parroco Leopizzi durante la sua omelia ha lanciato un messaggio: "Ricordiamo Salvatore con affetto e senza covare rancore"

"Nino Bomba" se n'è andato. Una fetta di Gallipoli s'è stretta attorno all'uomo che le cronache recenti vogliono riconsegnato alla vita civile, dopo un burrascoso passato. Ritenuto fra i pezzi da novanta della Scu nel suo circondario, carcerato per 20 anni, quattro colpi di pistola lo hanno riportato nel buio, questa volta quello eterno, dopo il ritorno alla luce del sole. L'ultimo saluto a Salvatore Padovano è stato reso questo pomeriggio nella chiesa di "Sant'Antonio da Padova". Nel rione dov'era cresciuto, a due passi dalla sua abitazione, in via Udine.

Parenti, amici e conoscenti hanno assistito silenziosi all'omelia officiata dal parroco, don Salvatore Leopizzi in una chiesa gremita. Molta la gente rimasta all'esterno. Nessuna telecamera, nessun flash per i giornali all'interno, per volontà della famiglia. Una cerimonia semplice e discreta. Don Salvatore, durante il suo intervento, ha voluto tratteggiare un profilo del secondo ciclo di vita di Padovano, quello della redenzione, soffermandosi sulla metamorfosi dopo lunghi anni vissuti dietro le sbarre. Il prete ha rimarcato il valore della fede e ha richiamato il Vangelo di Matteo sottolineando più volte: "Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato".

Un altro concetto ribadito durante il rito funebre, rivolto alla moglie Anna e ai due figli Paola e Angelo, è stato: "Ci chiediamo perché il Signore non punisca subito le persone che fanno del male e che desiderano la morte". Il prete ha poi delineato un parallelismo tra l'icona di Gesù Cristo, morto nel sepolcro, abbandonato dai suoi adepti e l'immagine di Padovano lasciato morire in una pozza di sangue. Così don Leopizzi: "La promessa del Signore è stata quella di non abbandonare all'interno del sepolcro suo figlio e tutti noi preghiamo affinché Padovano venga accolto in Paradiso". Un messaggio di pace è stato lanciato dal leggio: "In questo momento il ricordo di Salvatore deve cancellare qualsiasi spirito di rivalsa e di vendetta per una morte così atroce".

L'omelia si è conclusa con due minuti di silenzio, quando la bara del defunto ha fatto sosta davanti al sagrato della Chiesa, "quelle porte - ha sottolineato don Leopizzi - che si sono riaperte proprio come accolsero Salvatore per il rito del battesimo". Il corteo funebre, tra due ali di folla, ha poi proseguito la marcia verso il cimitero comunale dove è avvenuta la sepoltura. Lacrime e disperazione in prima fila. Angelo, studente di Liceo, sorreggeva la seconda moglie di Padovano, la signora Anna. Dietro, la figlia Paola.

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