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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Gallipoli, il pasticcio Prg. E Valtur torna alla carica

Le "strane" varianti del Piano urbanistico e delle delimitazioni del Parco naturale bloccano da 8 anni la costruzione di un Resort nell'area di Lido Pizzo. Investimento da 10 milioni di euro in fumo?

La Valtur torna alla carica, vuole fortemente avviare quel progetto di realizzazione di un villaggio turistico lungo il versante sud di Gallipoli. Quel progetto avversato e poi bloccato nei fatti (e da ben otto anni) dal farraginoso iter attuativo del nuovo Piano regolatore generale della cittadina ionica e dalla istituzione del parco naturale "Isola di Sant'Andrea - Litorale di Punta Pizzo". Perché quel progetto è valido e non certo "cementificatore" come si vuol far credere. Lo rimarcano in coro gli amministratori della Valtur. Perché quei terreni, acquistati dalla prestigiosa impresa mondiale delle vacanze dalla famiglia Portaccio-Di Mattina, sono stati "stranamente" inseriti nella perimetrazione e nei vincoli paesaggistici del Parco naturale, pur essendo "brulli" e di scarsa rilevanza ambientale e naturalistica. Questo lo sottolinea uno dei legali della Valtur, Gianluigi Pellegrino presente alla conferenza stampa celebrata ieri in quel di Lecce, all'hotel Patria. Gli amministratori di Valtur hanno rotto gli indugi, forti anche di due sentenze favorevoli del Tar di Lecce che in questi anni ha imposto alla Regione Puglia di rivedere le "motivazioni" che hanno indotto alla nuova perimetrazione dell'area naturalistica del Pizzo e le relative prescrizioni del Piano regolatore. Ecco perché Valtur non demorde e annuncia altresì che con il secondo pronunciamento del Tribunale amministrativo è stato chiesto un esame di legittimità di quella "strana" variante alla Corte Costituzionale. Il Tar dunque avrebbe compreso, secondo il racconto dettagliato del direttore generale di Valtur, Bruno Panunzi, "l'anomalia e censurato nuovamente le procedure di approvazione del nuovo Prg e del Parco naturale e chiesto alla Corte Costituzionale l'esame di legittimità della procedura". E aggiunge: "Noi in pratica abbiamo fatto ricorso come parte interessata chiedendo di poter semplicemente esporre le nostre ragioni".

Una vicenda complicata e tormentata. Che rievoca battaglie ambientaliste e vecchi Contratti di Programma (Gallipoli Futura) in deroga ai vincoli paesaggistici, demonizzati e ostacolati. E che negli ultimi anni giunge alla legge regionale istitutiva del Parco naturale (la 20/2006) e all'approvazione del Prg gallipolino caratterizzato da alcuni "corridoi" o interruzioni delle aree di tutela ambientale del litorale sud che hanno fatto discutere. E in tutto questo la posizione di Valtur? In buona sostanza otto anni addietro quando la Valtur decise di investire in quel di Gallipoli, area di Lido Pizzo, su input dell'allora sindaco Flavio Fasano (e come si dice ancora in città con il "placet" politico dei vari ex presidenti del Consiglio dei Ministri, Massimo D'Alema e Romano Prodi che in quella zona ci andavano a villeggiare nel periodo estivo), quei terreni, o parte di essi, erano da considerare fuori dalla perimetrazione del costituendo Parco naturale. Oggi invece, dopo il tortuoso iter del Prg locale, gli stessi sono inseriti nella zona di salvaguardia. Quindi inutilizzabili. Inedificabili. Fuori dalle aree previste per gli insediamenti turistici. Una iattura per chi, come la Valtur, aveva investito il corrispettivo di 10 milioni di euro per acquistare 100 ettari di terreno sui quali realizzare un nuovo Resort con campo da golf, attrezzature sportive, balneari, per lo spettacolo e per il tempo libero.

Ma qualcosa non quadra per Bruno Panuzzi, e per l'amministratore delegato Maria Concetta Patti. E da qui è iniziata la lunga querelle di ricorsi e carte bollate. Si sono allargate le "maglie" del parco naturale per inserire i terreni acquistati da Valtur (che secondo anche i legali di parte non hanno alcuna valenza ambientale) da un lato, e si sono aperti solchi inspiegabili per tutelare "interessi dell'imprenditoria locale" dall'altro. Questa la denuncia. Questa la battaglia che Valtur vuole portare avanti sino in fondo anche, e soprattutto, per fare chiarezza sull'intera vicenda. "Noi non demordiamo" incalza l'amministratore delegato di Valtur, Maria Concetta Patti che commenta gli ultimi sviluppi della vicenda di Gallipoli: "Un territorio su cui abbiamo deciso di costruire un villaggio acquistando nel 1999 un terreno di 100 ettari. Terreno solo oggi incluso nel costituendo Parco naturale regionale ‘Isola Sant'Andrea - Litorale Punta Pizzo'. Da qui è partito il secondo ricorso di Valtur al Tar che ha richiesto un esame di legittimità della variante alla Corte Costituzionale. Gli operatori" continua la Patti, "non possono aspettare 8-9 anni per la realizzazione di una struttura, altrimenti poi non dobbiamo chiederci come mai il nostro turismo nel Sud Italia è in crisi. Nel nostro progetto di sviluppo del Mezzogiorno stiamo procedendo bene su tutto tranne, guarda caso, che su Gallipoli. Gli ostacoli principali si riferiscono proprio a quei cambiamenti nella delimitazione della superficie da adibire a Parco naturale, un'area che attualmente non viene supervisionata dai responsabili dell'ambiente, e alle variazioni sul Piano regolatore. E ad oggi ancora" conclude l'amministratore di Valtur, "non conosciamo i motivi reali di questo blocco. Ma su Gallipoli, noi non ci arrendiamo". Gli ostacoli burocratici e istituzionali, o meglio i cambiamenti di rotta delle istituzioni locali ad oggi, non rendono possibile la realizzazione di quel Resort sui 100 ettari di terreno acquistati. Un investimento che rischia di andare in fumo. O di riaprire una nuova battaglia con gli ambientalisti locali. Che non si dichiarano "contrari" alla Valtur a Gallipoli, ma da sempre non ne condividono la localizzazione nelle aree del Parco naturale di Lido Pizzo.

* In allegato l'intervista-denuncia, in versione integrale, del direttore generale di Valtur, Bruno Panunzi, che spiega la sua verità sul Resort "bloccato" a Gallipoli (fonte Ign-Adnkronos)

L'intervista al direttore generale della Valtur, Bruno Panunzi

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